agriturismo Ca de' Gatti di Faenza
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L'agriturismo Ca' de' Gatti nasce nel 1997 per volontà della famiglia Tini (proprietaria dal 1936) che ristruttura il casolare risalente all'anno mille mantenendo le caratteristiche tipiche delle case rurali.L'edificio si trova in posizione panoramica sulle colline tra Brisighella e Faenza, immerso nel podere di 38 ha dove prevalgono vigne e uliveti.Il luogo è ideale per vacanze rilassanti in coppia o famiglia. Offre ospitalità in camere e mini appartamenti. Servizio veterinario 24h/24h.L’Agriturismo Ca' de' Gatti ospita presentazione di romanzi e libri di cucina, mostre di quadri e sculture, piccoli eventi della tradizione come i Lom a mérz con accensione di fuochi nell’aia e lettura di poesie dialettali. Ogni evento prevede un menù ad hoc con ricette della tradizione romagnola oppure ispirate al romanzo. Dal 2014 ospita anche corsi di cucina con famosi chef televisivi.
LA STORIA DI CA' DE' GATTI
Le prime notizie del luogo risalgono al 5 marzo 883 quando era detto Gorgognano oGargognano. Tale luogo fu donato dal Castaldo Giovanni ai Canonici di Faenza. Nel 1166,
tramite atto ufficiale del 10 ottobre rogato nel vescovado di Faenza, alla presenza di molti
nobili e vari testimoni, fu posta fine ad una lite fra gli abitanti di Oriolo e quelli di
Gorgognano. La questione era sorta a seguito dell’aggressione fatta dal figlio di Pietro
Sallari di Oriolo a quello di Belluccio di Gorgognano, che subì il taglio di una mano. Con
atto del 25 novembre 1623 Giovan Battista Gatti, figlio di Francesco da Dovadola acquistò
tornature 26.37.8 in Oriolo da Marco Antonio Severoli. Nello stesso periodo fu comprata
anche la casa coi terreni circostanti ricadenti sotto Brisighella; difatti altri terreni furono
acquistati nel 1624 e 1631. Giovan Battista Gatti si considerava una specie di feudatario,
viste le norme alle quali vincolò i suoi discendenti. Nel proprio testamento datato 9
settembre 1631 (notaio Giovanni Venturini di Faenza) scrisse:”Item per ragione di
Legato…lascio alla Regina del Cielo le mie case di Gorgognano e 150 tornature di terra
poste all’interno di detta casa confinanti al Ponenete con Giacomo della Menga, li Ridolfi,
Fabio Gulfarelli e la Còsina, dal canto del Basino confina con il detto Giacomo e loro
stesse a’dirittura fino al Rio della Vallata, nel resto sé stesse, le quali terre e case sono
poste nel Comune di Brisighella, nella Scuola di Vilanova et una particella di esse nel
Comune di Oriolo. Quali terre e case qui descritte intendo e voglio che i miei figliuoli e loro
discendenti possino godere…ma non mai diminuirle, alienarle ecc. ma sieno sempre
quanto al dominio diretto della Gran Regina del Cielo…con l’obbligo di far celebrare una
Messa la settimana all’altare della Compagnia del Santo Rosario nella Chiesa
Parrocchiale di S.Apollinare d’Oriolo territorio di Faenza…Item lascio ed obbligo i miei
eredi e loro discendenti che ogni anno ad onore di Maria Vergine e del glorioso suo sposo
San Giuseppe, la cui Festa si celebra a’19 marzo, facciano in tal giorno celebrare almeno
sei messe all’altare del Santissimo Rosario nella suddetta Chiesa di Oriolo…Nel caso che
manchi la linea mascolina, subentri la feminina, e goda Lei, e loro, e li suoi figli e figlie
solamente e non più oltre…Mancando li miei discendenti nel modo suddetto…voglio ed
intendo pigli possesso di dette case e terre la gran Regina del Cielo Maria Vergine ed in
nome di Lei la Compagnia del Santissimo Rosario posta nella Parrocchia di S.Apollinare
d’Oriolo distretto di Faenza.”
Non si sa di preciso quando morì Giovan Battista Gatti: il primo registro delle Messe
pagate parte dal 9 luglio 1655 e tutto fu regolare fino all’anno 1800. Da questa data fino al
1812 vi fu qualche inadempimento, poi il legato non fu più soddisfatto. L’ultimo
discendente della famiglia, Olindo Gatti negoziante forlivese, fu contattato dal Parroco di
Oriolo che gli fece presente il permanere dell’obbligo anche dopo la vendita delle terre,
che avvenne in un periodo (quello napoleonico)in cui la Chiesa non poteva far valere i suoi
diritti. Olindo Gatti pregò il Parroco di tacere con la Curia in cambio della sua rinunzia ad
una panca nella Chiesa di Oriolo. Il prete non tacque, anzi spedì al Vicario Vescovile un
incartamento atto a dimostrare che Olindo Gatti era discendente diretto del testatore che
istituì il legato. La Commissione Vescovile però non rivendicò l’antico diritto, a seguito di
varie manovre del Gatti e dei tempi poco propizi alla Chiesa, e la pratica fu insabbiata.
Dopo il 1866 (anno in cui gli apparteneva ancora suddetta panca) Gatti morì, e con lui si
estinse la famiglia.
Dal Catasto di Oriolo del 1660 i terreni risultano tenuti a seminativo arborato o seminativo
con olivi, proprietario era Luca Gatti che nel 1677 era anche Priore dell’Ospedale dei
Pellegrini di Oriolo e fu anche Consigliere del Comune di Oriolo. Nel 1685 egli risultava tra
i “Pretesi Privilegiati” che pretendevano di non pagare le tasse al Comune stesso. Negli
atti del piccolo Comune rurale risulta che fu consigliere anche tale Giovanni Gatti dal 1665
al 1689. Nel Catasto di Oriolo del 1778 sono segnati seminativi con olivi e alberi da frutto a
nome di Vincenzo Gatti di Forlì. Nel 1783 una delle undici panche nella chiesa di Oriolo
apparteneva ancora alla famiglia Gatti.
Alla fine del diciottesimo secolo parte della proprietà fu suddivisa tra i fratelli Antonio e
Sebastiano Gatti.
Nel giugno del 1797 morì Antonio che lasciò sette eredi (Giovanni di anni 20, Giuseppe di
anni 18, Francesco di anni 10, Sebastiano di anni 4, e le figlie Anna, Maddalena e
Caterina oltre alla vedova Maria Masotti. Non potendo suddividere ancora il podere fu
deciso di vendere i beni nonostante il divieto posto dall’antico avo, e come compratore si
presentò Giuseppe Strocchi. Il perito Matteo Masotti stimò l’immobile localizzandolo a est
confinante con Giovanni Giovannini a ovest e a nord con una via pubblica a sud con la
vedova Belli e Vincenzo Gatti. Il podere fu acquistato al prezzo di 632.30Scudi.
Nel censimento napoleonico del 1812 risulta che a Ca’de’Gatti vivevano sei persone.
Nel 1826 i terreni sono intestati a don Andrea Strocchi e nel 1936 il podere viene
acquistato da Giovanni Tini, i cui discendenti sono tuttora proprietari.
Immagini
agriturismo in Romagna in posizione panoramica